– L’ultima volta che ti ho visto –

Che poi per la verità non credevo neanche fosse l’ultima. Comunque, mettiamo il caso che non ci vedessimo più, cosa più che plausibile, quella sarebbe l’ultima.

L’ultima volta che ti ho visto eri bello, di quella bellezza che hai sempre avuto ai miei occhi.
Ti dondolavi come al solito nelle tue debolezze, nei tuoi vizi, che porti avanti come una fede.
Fumavi guardando la strada dalla finestra e mentre ci raccontavamo di esser diventati grandi ormai, mi hai detto che per seguire un gattino e accarezzarlo un po’ saresti capace di buttar via una giornata e qualsiasi impegno importantissimo ci sia incastrato dentro. E io ho riso tanto perché pensavo che i grandi se ne fregano dei gattini, certe volte li ammazzano per sbaglio.
Sono stata un gattino a lungo per te, mi seguivi, mi aspettavi fuori dai cancelli, mi accarezzavi per giorni, mi lasciavi scatolette aperte sulla porta per farmi tornare sempre da te, quando sarei stata affamata.
Ma non si può pretendere molto di più da un gatto e quando hai cercato di trasformarmi in un cane sono scappata via lasciandoti solo i gomitoli con cui giocavo.

L’ultima volta che ti ho visto eri stanco, di quella stanchezza che non si guadagna con la fatica, quella stanchezza che ti arriva dai mesi e dagli anni trascorsi senza amore.
Ti raccontavi imbrigliato tra una donna e cento altre e mi suonava ancora strano anche se lo so che dicevi davvero.
Quando vedi un uomo perdere la ragione, urlare, piangere, guidare tutta la notte perché sei troppo lontana e lui è troppo incazzato.
Quando vedi un uomo che non appartiene più a se stesso perché per amarti si è liberato di tutto, ti sembra assurdo che possa mai appartenere a qualcun altro.
E allora facevo la filosofa della vita e ti dicevo che tanto finché non avresti messo la testa a posto non avresti mai trovato quella giusta e tu abbassavi gli occhi. Ridevi tu questa volta per quanto fossi buffa a sentirmi ancora così speciale.

L’ultima volta che ci siamo visti eravamo già passati e ci accompagnavano le risate e gli sguardi di chi sa che non deve più tornare indietro.

 

 

Illustrazione Valeria Petrone

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